Disquisendo
di un ricevitore SDR, a differenza di un ricevitore “tradizionale”,
si deve anche dover parlare oltreche' delle caratteristiche hardware
anche delle modalita' operative consentite dal software che –
appunto – tali ricevitori definisce. Si, perche' SDR e' l'acronimo
di Software Defined Radio, radio definita dal software
Infatti,
a parita' di circuiteria impiegata, quello che fa' la differenza e'
il programma che la gestisce; un po' come mettere un RX professionale
nelle mani di un SWL smaliziato o in quelle di un ascoltatore di
primo pelo: quello che riesce a tirar fuori il primo... il secondo
neanche se lo immagina.
Sulla
rete, e in primis sul sito FTP della ELAD, ci sono decine di
recensioni, articoli e prove relative al modello FDM-S1 e sul suo
software di gestione SW2, per cui reputo inutile fare il solito
“copia e incolla” e snocciolare numeri e numeretti (ai piu'
inconprensibili) che descrivono la bonta' dell'elettronica di bordo e
descrizioni operative delle funzionalita' del software: tanto piu'
che i rilasci di nuove versioni di SW2 si susseguono a cadenza quasi
giornaliera.
Le
brevi note che seguono sono quindi un effetto-che-fa'
l'ascoltare con un SDR, e piu' precisamente con il modello FDM-S1 e
relativo software FDM-SW2: “un ascolto multi-sensuale”, “un
investimento culturale” e “nuove tecniche di ascolto”.
Un
ascolto multi-sensuale
La
prima cosa che appare subito evidente e' che non si ascolta piu' solo
con gli orecchi ma anche – se non di piu' - con gli occhi. Con un
rx tradizionale, salvo qualche occhiata al s-meter, una volta
impostata la sintonia e' l'udito il senso deputato al discernimento e
alla comprensione di cio' che stiamo ricevendo. Con un SDR i segnali
non solo si sentono ma “si vedono”, e non solo quello sul quale
siamo sintonizzati in quel momento ma anche quelli a qualche MHz o
Khz di distanza , a seconda della grado di “zoom” impostato
sulla scala di sintonia.
Non
e' cosa di poco conto, soprattutto per gli ascoltatori UTE, il vedere
al volo un segnale nuovo che si alza e la possibilita' di andarci
subito sopra con un semplice click sul mouse. Gia' dopo una settimana
di lavoro (ohibo'... lavoro) su un SDR, passando al pl-880 mi
sembrava di stare chiuso in una stanza senza poter capire cosa
succedeva fuori. Oltre agli immancabili waterfall e spettro in HF, e'
possibile vedere il segnale prima e dopo la IF e lo spettro audio del
segnale demodulato(AF): l'occhio esperto capisce subito se c'e'
qualcosa da aggiustare in termini di filtri, AGC, guadagno in banda
audio o se c'e' da ritoccare (al livello di 1 Hz) la sintonia.
Un
investimento culturale
Se
per certi versi e' sorprendente questo aspetto “visivo”
dell'ascolto, e' di pari grado spiazzante la grande quantita' di
settaggi a disposizione dell'ascoltatore: dai parametri piu' comuni e
intuitivi fino a gli “internals” del software che vanno a
incidere il funzionamento intimo dei chip dell'SDR. E qui giusto una
paio di considerazioni.
Un
SDR non si approccia alla “accendi-e-ascolta” ma per certi versi
la radio va' preparata all'ascolto che si desidera ottenere. Per fare
un esempio, ci si equipaggia con attrezzature diverse a seconda che
si vada a pesca di carpe o di trote.
Come
qualcuno che non ricordo ha giustamente scritto nel gruppo “fb”
dell'AIR , l'aquisto di un SDR e' un “investimento culturale”:
come non dargli ragione? La conoscenza e lo sfruttamento delle
potenzialita' di un SDR passano necessariamente per lo studio e la
comprensione di come funzionano questi apparati. Certo, occorre
fatica e e impegno ma sarebbe un peccato non approfittarne e
accontentarsi di rimanere allo stato elementare dell'“accendi e
ascolta”.
Nuove
tecniche di ascolto
Quello
che a parer mio amplifica decisamente le possibilita' di ascolto sono
le radio virtuali: con il software SW2 io non ho acquistato un
ricevitore SDR ma ben 4!
E'
possibile infatti attivare, all'interno della fetta di frequenza
visualizzata dal display, fino a quattro ricevitori indipendenti,
ciascuno su frequenza e modalita' diverse.Una caratteristica questa,
che apre scenari completamente nuovi – e insperati - anche a quegli
ascoltatori come me che non hanno la possibilita' o la voglia di
acquistare 3-4 ricevitori (o scritto “ricevitori”, non - le
seppur ottime - “radioline”). A maggior ragione per gli
appassionati UTE, che solitamente “cacciano” con n-ricevitori
collegati a pc diversi che eseguono programmi di decodifica.
Tanto
per fare qualche esempio pensiamo alla reale possibilita' di avere:
-
RX1 in ascolto su una freq JT65 e collegato a JT65-HF + RX2 a
ricevere digital-sstv collegato a easyPal + RX3 per “girellare”
sugli 11mt;
-
tre RX a monitorare altrettanti network ALE collegati a
MARS-ALE,PcALE e Mpsk;
-
due (o piu') RX su freq diverse della stessa broadcasting per stilare
rapporti di ascolto un po' piu' smart.
Ognuno
poi secondo le proprie esigenze puo' configurarsi e immaginarsi le
tecniche di ascolto piu' consone.
Ovviamente
l'uso contemporaneo di piu' ricevitori virtuali si basa sulle
possibilita' di usare schede-audio virtuali (chiamate anche “virtual
cable”) come quelle offerte dal software VAC, Virtual Audio
Clable(s).
Un'ultima
cosa per concludere, FMD-S1 + SW2 magari tira fuori anche segnali
sepolti nel QRM e che altri rx non sentono, ma non fa' i miracoli:
un'antenna seria e' sempre necessaria.
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